GIORDANO SELINI
L'arcano del mito e della magia si intreccia con la città di Napoli,la sua vita e la sua cultura nei secoli: il pianista e compositore Mendoza sviluppa i Jazz questo affascinante background,dando luogoad un progettomusicale di spessore.Il bel tema del title-track,esposto proma dal piano,poi anche dal saxsoprano di Giulio Martino,dà il via all'esposizione di Mendoza che procede con calibrata inventiva e con savoir faire per un tracciato di cantabile musicalità.Irrorato come altri brani dal senso di radiosa freschezza mediterranea comunicato dai mandolini di Piscopo,troviamo "Castore e Polluce",dove Martino al sax tenore profonde con generoso e sicuro slancio la sua intensità espressiva e Mendoza sa espandere con eleganza e accurata spigliatezza il suo sound;calore e vivacità promanano dall'intervento di Matacena alle percussioni.Nell'aura sognante di 'O Principe ,Mendoza dispiega con sentimento e gradualità il suo disegno creativo,con frasi che denotano raffinato lirismo,incastonate ad hoc l'una nell'altra e condotte con chiara determinazione e ben modulate svolte.In "Ianare" il solo di Mendoza si libra con coordinazione; dalle sue dita sgorgano frasi ricche di rispondenze interne che si infittiscono con aggraziata sbrigliata,vivida continuità.Chiude il brano il potente e risoluto spaziare on drums di Del Gaudio.Nell'animato scenario di "Ocuorp e Napule"segnalo in particolare lo sgusciante protendersi discorsivo del periodare di Martino al sax tenore.Dopo il delicato acquerello acustico tratteggiato in "Parthenope" ,ecco "Orione",dove il contrabasso di Ronga descrive flussuose riflessioni on-bass e Mendoza avanza con trascelte e intense espansioni e gusto per l'approfondimento creativo."Change" è interpetrata con ora sfumata descrittività,ora con phathos e decisione dal canto di Patrizia di Fiore e Mendoza fa brillare la sua adamantina narratività pianistica.
